Distribuzione diretta, una situazione non omogenea

21/02/2022


La pandemia ha portato a un maggiore ricorso alla distribuzione per conto, che è aumentata del 13% nel 2020 e dell'8% nel 2021. Questo è un aspetto che dovrebbe spingere a ripensare nuovi equilibri nelle modalità di erogazione dei farmaci, anche alla luce dei cambiamenti che la revisione della remunerazione potrebbe apportare. Queste alcune delle riflessioni emerse durante le prime audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla distribuzione diretta in commissione Affari sociali della Camera, che hanno visto, tra gli altri, interventi delle rappresentanze delle farmacie e dei medici di medicina generale.


La posizione dei medici

Una prima riflessione sulle modalità distributive arriva da Walter Marrocco, responsabile scientifico della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) e ha riguardato il ruolo delle case di comunità. «Lo specialista fa sorveglianza quando visita il paziente, ma lo fa a cadenze che possono anche essere lunghe. Infatti, un paziente oncologico in fase acuta viene visitato con frequenza notevole, mentre un paziente che entra in una sorta di subacuzie o di gestione cronica viene visto a maggiore distanza di tempo. A quel punto il medico di famiglia diventa più direttamente il "sorvegliante" dello stato clinico del paziente e di conseguenza può gestire la promozione dell'aderenza terapeutica, dell'idoneità, dell'appropriatezza prescrittiva e della continuità terapeutica».

Se le case di comunità sono in fieri, «le unità di cure primarie, che sono operative, e le farmacie ospedaliere potrebbero rappresentare, in un'automatizzazione del servizio verso il paziente, un'opportunità di riduzione degli spostamenti e dei tempi, andando a garantire allo stesso tempo la sorveglianza clinica del paziente». Nel «percorso della distribuzione diretta, potrebbe giovarsi di quell'automatismo dove più figure vengono messe in collegamento funzionale, al di là dell'aspetto fisico, consentendo al paziente di risparmiare tempo e di ottenere i farmaci, avendo contemporaneamente una maggiore sorveglianza clinica e una promozione della sua aderenza terapeutica».

In pandemia cresciuta la Distribuzione per conto

«La pandemia» ha osservato Marco Cossolo, presidente di Federfarma, «ha portato a un aumento del ricorso alla Dpc. Basta dire che su base nazionale tra il 2019 e il 2020 la distribuzione diretta è diminuita a volumi del 13% e la distribuzione per conto è aumentata del 13%. Analogamente nel 2021 vi è di nuovo la diminuzione della distribuzione diretta del 10% e l'aumento della distribuzione per conto di circa l'8%». Certamente, «vi sono farmaci che per somministrazione o per intensità di cura vanno, anche a nostro avviso, consegnati nella farmacia ospedaliera che ha determinate caratteristiche di somministrazione e di controllo. Altri, invece, hanno necessità di una prima somministrazione in ambiente protetto, ma successivamente l'uso comune a casa potrebbe far sì che si passi alla distribuzione per conto. Esiste poi una terza categoria di farmaci, che una volta erano farmaci innovativi in distribuzione in Pht (Prontuario ospedale-territorio) e in distribuzione diretta, che non hanno più senso di esistere in diretta, perché è solo scomoda per i cittadini e perché sono farmaci consolidati. In questa direzione stanno andando provvedimenti come la Nota n. 97 dell'Aifa sui nuovi farmaci anticoagulanti, la Nota 99 sui farmaci per uso inalatorio e l'ultima Nota 100 sui nuovi farmaci antidiabetici. Per questo motivo questi farmaci, attraverso la revisione del sistema della remunerazione delle farmacie, che è in atto e che verrà completata nel 2023, dovrebbero passare direttamente attraverso il canale della farmacia, riequilibrando anche lo sfondamento e lo sforamento che c'è nei due tetti».


I costi varabili della diretta

D'altra parte sulla distribuzione diretta, ha sottolineato Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm «c'è un costo che non viene mai evidenziato, di 7 euro: di questi 4 sono i costi diretti da parte dell'Azienda sanitaria locale e 3 i costi lato cittadino. Da nostri sopralluoghi abbiamo constatato che, al di là della preparazione e del forte livello professionale delle farmacie ospedalierie, a cui va senza dubbio dato atto, c'è un disagio generale complessivo per quanto riguarda i cittadini che sono costretti a lunghe file, in qualsiasi situazione climatica e lontano dai propri posti di vicinato. Noi non diciamo che tutto debba essere tolto dalla distribuzione diretta, però fare un'operazione che modifichi la Legge n. 405 è senza dubbio necessario. Soprattutto nel momento in cui constatiamo che la capillarità della distribuzione varia da Regione a Regione e da Asl ad Asl e in cui ci rendiamo conto che le ulteriori spese, che sono le spese per i servizi delle Regioni, variano da 3 euro fino a 15 euro con una disparità generale».
Infine da Roberto Tobia, intervenuto come Presidente del gruppo farmaceutico dell'Unione europea (Pgeu), è stata posta l'attenzione sul fatto che «nella maggior parte dei Paesi aderenti all'Ue il fenomeno della distribuzione diretta è sicuramente marginale e, dove è presente, è chiaramente indirizzato a tutte quelle categorie di farmaci che riguardano la dispensazione in ambiente controllato e in ambiente ospedaliero».
Il prossimo appuntamento per le audizioni è stato calendarizzato per mercoledì e vedrà gli interventi di Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, e Nello Martini, presidente della Fondazione ReS.