Mascherine tra sconfezionamento, dogane e requisizioni. un vademecum per i distributori

20/04/2020


Che cosa fare nel caso di una fornitura di mascherine in deroga? È possibile per il distributore intermedio procedere allo sconfezionamento? Quali passaggi mettere in atto per assicurarsi che le mascherine passino le dogane ed evitare che vengano requisite sul territorio nazionale? Sono questi alcuni dei quesiti sollevati dalle aziende associate a cui Federfarma Servizi ha risposto in una circolare, ricapitolando le novità della normativa.

Mascherine in deroga: va richiesta l'autocertificazione al fornitore
Durante lo stato di emergenza è stata prevista una deroga alle disposizioni relative alle mascherine chirurgiche e ai Dpi (articolo 15 del Decreto Legge 17 marzo 2020 n.18), a condizione che aziende produttrici e importatrici si assumano la responsabilità della sicurezza dei prodotti attraverso una autocertificazione da inviare all'Istituto superiore di sanità e all'Inail. «Di fatto», chiarisce Federfarma Servizi, «il decreto sembra stabilire una sanzione solo per i produttori/importatori qualora le mascherine non risultino conformi, prevedendo che se ne interrompa la produzione e l'immissione in commercio. In attesa che il Ministero fornisca un'interpretazione» l'indicazione è di «chiedere alle aziende fornitrici prova dell'invio dell'autocertificazione all'Iss/Inail, nonché il riscontro dell'esito ricevuto, in quanto solo da quel momento sembrerebbe che la deroga possa essere autorizzata e i grossisti possono considerarsi tutelati in caso di eventuali controlli».

Sconfezionamento: resta divieto per distribuzione intermedia
Per quanto riguarda lo sconfezionamento delle mascherine, previsto per le farmacie dall'Ordinanza della Protezione Civile del 9 aprile, «non ci risulta, al momento, una deroga alle norme che ne escludono la possibilità per i distributori intermedi. Procedere, nei magazzini del distributore, allo sconfezionamento significherebbe entrare nel processo "produttivo" di un dispositivo medico, senza però avere a disposizione tutte le misure che ne garantiscano la sicurezza, con il rischio di essere passibili di sanzione dalle Autorità in caso di ispezioni». La raccomandazione è quindi quella di «rispettare il divieto normativo a riguardo».

Dogane e requisizioni: ecco come mettere in sicurezza la fornitura
«Con l'Ordinanza 6/2020 del Commissario straordinario è stata prevista una procedura rapida di sdoganamento per i Dpi e per i beni necessari a fronteggiare l'emergenza Covid-19, compresi gli strumenti e i dispositivi di ventilazione invasivi e non invasivi. In particolare, tra i soggetti per i quali è autorizzato lo svincolo diretto dei Dpi ci sono coloro che svolgono servizi pubblici essenziali, tra i quali rientra la distribuzione intermedia del farmaco».

Il consiglio è «di specificare, nel modulo delle Agenzie delle Dogane, che i Dpi sono diretti alle farmacie. In questo modo, l'auspicio è di poter evitare eventuali requisizioni da parte della Protezione Civile, alla quale vengono segnalate le forniture che non siano destinate in maniera diretta a soddisfare le esigenze immediate di contrasto alla diffusione del Covid -19. L'obiettivo delle Autorità è infatti quello di impedire accaparramenti speculativi in un momento di emergenza nazionale».
Non è invece possibile «usufruire della sospensione del dazio e dell'Iva all'importazione gravanti sulle merci necessarie a fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, che vale solo per quanto importato da Enti o Organizzazioni di diritto pubblico e da altri Enti a carattere caritativo o filantropico, nonché sui beni importati per la libera pratica dalle Unità di pronto soccorso per far fronte alle proprie necessità».