Concorrenza, ipotizzabile ingresso di capitali industriali prima che finanziari
19/11/2017
Nonostante i cambiamenti, la farmacia ha mantenuto un importante punto di forza, che è rappresentato dalla pianta organica. Se eÌ vero che l'ingresso dei capitali e di grandi gruppi potrebbe non avvenire nel breve termine, è fondamentale iniziare a definire strategie e a capire come si potrebbero muovere i vari soggetti interessanti. L'apertura del sistema al capitale di rischio può prendere diverse direzioni, ma è ipotizzabile che, almeno in un primo momento, ad affacciarsi sarà un capitale industriale piuttosto che finanziario, che porta anche competenze manageriali e organizzative. È questo al centro della riflessione di Giovanni Trombetta, commercialista di Bologna e esperto, nel suo intervento al Convegno organizzato dall'Utifar e dedicato alla Nuova tariffa e alla legge Concorrenza. Con le novità legislative, spiega, «il focus del mercato si è spostato dal prodotto farmaco, al prodotto farmacia. La possibilità di una trasformazione in società di capitali, apre di fatto le porte al capitale di rischio, a soggetti non-farmacisti interessati a partecipare, con diverse modalità, a questo business».
Come scenario generale, per quanto riguarda la filiera, si rileva che «per le farmacie, oggi in cerca di una stabilità patrimoniale e alle prese con contrazioni di circolante e con rapporti bancari meno favorevoli che in passato, la disponibilità di un supporto finanziario/patrimoniale può rappresentare un'opportunità da cogliere. Se i vantaggi per alcuni tipi di investitori e per i farmacisti sono di facile lettura, è più complessa la valutazione dell'impatto di tale apertura di capitale sui distributori intermedi. Alcuni di essi avranno di fronte una grossa opportunità, altri una seria minaccia: il discrimine è la capacità di attrarre capitali da investire nel business delle farmacie. Oggi quindi si riapre, sotto una luce nuova, un tema già noto: quello dell'utilizzo da parte dei distributori della "gestione finanziaria" quale strumento competitivo».
Entrando in un maggiore dettaglio di analisi, per quanto riguarda «la tipologia di capitale di rischio che, verosimilmente, sarà più presente nel prossimo futuro, è prevedibile possa essere il cosiddetto capitale "industriale". Con questo termine si intende il proveniente da operatori che, pur non essendo farmacisti, hanno un interesse industriale, di gestione aziendale, e non puramente finanziario nell'investire nel capitale di una o più farmacie». Questo orientamento del mercato è ipotizzabile sia «perché alcuni distributori hanno già investito direttamente nelle farmacie, sia perché fenomeni di concentrazione e integrazione verticale sono già presenti in molti Paesi». A ogni modo, «sviscerando i casi più concreti, si può pensare che ci saranno investimenti da parte di distributori in forma di Equity e attraverso strumenti di debito convertibile, entrambi abbinati a programmi di fidelizzazione / franchising; oppure investimenti da parte di operatori sanitari o di prodotti adiacenti locali; o anche investimenti da parte di operatori qualificati già attivi in altri paesi nel retail farmaceutico». Cosa potrà succedere quindi per quanto riguarda il ruolo dei distributori/investitori? «Presupposto è la capacità del distributore di investire ingenti risorse nella partecipazione diretta nelle Farmacie: si tratta in questo caso di risorse finanziarie ma anche manageriali e organizzative. Ipotizzando quindi un distributore "committed" e strutturato, esso con ogni probabilità agirà lungo le due direttrici dell'Intervento industriale e dell'intervento finanziario. Nel primo caso, si parlerà più in generale di politiche di aggregazione e network di farmacia. Questo perché, prima ancora di costruire un modello di efficienza commerciale, occorre progettare un modello di efficienza economica». Ecco allora che «l'intervento si può sviluppare attraverso affiliazione a programmi di branding / franchising; riduzione dei termini di pagamento; scontistica aggressiva per alzare i margini e così via. Nel secondo caso si parla invece di concessione di un finanziamento (attraverso un veicolo dedicato) a medio termine, magari convertibile o di sottoscrizione di un aumento di capitale (minoritario o maggioritario)». A ogni modo, va detto che «il processo di integrazione non può essere immediato e occorrono fondi e competenze nuove».