Cavone (Ims): nei prossimi due anni, il 20% delle farmacie in catena di proprietà. Occorre accentuare cultura aggregazione

22/10/2017


Con l'approvazione del Ddl concorrenza, tra i cambiamenti che investiranno lo scenario ci sarà un accentuarsi delle evoluzioni in atto a livello di farmacie, verso una sempre maggiore strutturazione in network, e per la distribuzione intermedia un aumento del fenomeno di concentrazione e dell'organizzazione di una offerta sempre più integrata per la farmacia, che contempli servizi e che sia a sostegno di prestazioni professionali. Sono queste alcune delle riflessioni messe in luce da Francesco Cavone, QuintilesIms, nel suo intervento "Il mercato farmaceutico e lo scenario della farmacia in Italia" nel corso della Convention di Federfarma Servizi e Federfarma.Co. «Molti sono i cambiamenti che ci si attende dall'approvazione del Ddl Concorrenza» spiega «e certamente, come più volte detto, si genererà una spinta propulsiva verso l'associazionismo e il consolidamento dell'esistente».

Lo scenario attuale vede «la necessità di un intensificarsi del rapporto aggregativo, sia in termini quantitativi sia qualitativi. Da una prima analisi approssimativa, sulla base delle informazioni rilevabili dai siti web, risultano circa 3000 farmacisti che si dichiarano appartenenti a un gruppo cooperativistico, 1300 a gruppi internazionali e 1200 a gruppi privati, per un totale di 5500 farmacie sul territorio. Ma se andiamo a verificare il legame qualitativo, emerge un indice di fedeltà che non supera il 35-40% e i più fedeli sono i farmacisti che acquistano da gruppi cooperative. Un dato questo che ci fa dire che è importante muoversi nella direzione di aumentare il livello di organizzazione e strutturazione e di costruire sempre più una cultura aggregativa». Anche perché «quando arriva un soggetto privato che vuole investire, le tempistiche si stringono e già nei primi due anni avremo idea di quante farmacie saranno orientate a entrare in una catena. Le nostre previsioni, pur provocatorie, sono per un 20% di farmacie che saranno parte di catene di proprietà, vale a dire circa 3500 - 4000 farmacie. Va detto che questa fetta non va proporzionata sul totale di farmacie, perché non tutte sono appetibili: in termini di quota di mercato, questo valore equivale in realtà a un 35% del totale, Insomma, ci aspettiamo un cambio importante nello scenario, ma pensiamo anche che i farmacisti manterranno la proprietà della maggioranza delle farmacie».

Entrando nel dettaglio dei cambiamenti, «ci sarà sicuramente un aumento della complessità della composizione del mercato: se fino a ieri chi era interessato a costituire dei network erano tendenzialmente soggetti provenienti dalla distribuzione intermedia - cooperativa, internazionale, privata -, da oggi si affacceranno sul mercato nuovi player, tra cui fondi, imprenditori locali o internazionali, farmacisti. Per quanto riguarda il lungo periodo, ci aspettiamo che l'interesse da parte dei fondi andrà aumentando». Parallelamente, sul fronte della distribuzione intermedia, «continuerà il processo, già da tempo in atto, di concentrazione, si assisterà a una tendenza ancora più intensa verso la proposta di catene virtuali e/o reali e si andrà sempre più verso lo sviluppo di un'offerta integrata di servizi per i farmacisti, nonché il potenziamento del private label». Resta da capire, cosa cambierà per le farmacie: «nel momento in cui si accentua l'aggregazione, si va in una direzione di forte riconoscibilità e visibilità verso paziente, in una logica nazionale, con un presidio identificabile attraverso un logo, un layout ma soprattutto uno standard di servizi. Ci dovrà essere poi una forte delega verso il centro di molte funzioni e un software gestionale unico, ma anche sempre più lo sviluppo del category management».