Dalla Puglia alla Liguria, accordi DPC aumentano volumi. In ER, permangono punte locali di DD
10/07/2017
Una situazione che rimane variegata quella che riguarda gli accordi sulla Dpc: se in Puglia e in Liguria, a fronte di lunghe trattative, sono state raggiunte due intese che hanno aumentato i volumi della distribuzione per conto e aperto ai servizi, alcune realtà locali, come l'area della Romagna in Emilia Romagna, vivono ancora una situazione di diretta spinta, pur a fronte di tentativi da parte della Regione di omogeneizzare e riequilibrare i canali.
Puglia
Per quanto riguarda la Puglia, l'accordo, sottoscritto a metà giugno tra Regione, Federfarma e Assofarm locali, per la distribuzione di farmaci PHT (circa 500 specialità), ha ricevuto a fine giugno l'ok della giunta e secondo le stime regionali potrebbe portare a risparmi per 5 milioni e 700mila euro all'anno. Tra i punti salienti, come spiega Vito Novielli, presidente di Federfarma Puglia, c'è, «pur a fronte di una riduzione della remunerazione, un incremento dei volumi della Dpc, a scapito della distribuzione diretta, e un'apertura ai servizi, che riceveranno un compenso e daranno il la per accrescere ancora di più il ruolo della farmacia sul territorio. Per quanto riguarda il compenso c'è un passaggio da 6,10 a 5,10 euro più iva al pezzo per le farmacie e per la distribuzione intermedia la quota cala da 2,25 a 1,25 euro», con una riduzione complessiva di 2 euro, pari al 24%. «Per i rurali il riconoscimento passa da 7,10 a 6,10 euro al pezzo. Ma sul fronte dei volumi della Dpc si registra una continua crescita, che già era stata avvertita nel 2016 con un totale di 2,3 milioni di pezzi: con il nuovo accordo si arriverebbe a circa 2,5 milioni di pezzi, per altro con referenze che prima non erano in farmacia» tra le quali eparine, antibiotici di ultima generazione e diversi oncologici. «Questo dovrebbe portare oltre a un rafforzamento del ruolo sanitario della farmacia per i cittadini anche a un maggior flusso di persone nel presidio». Ma un aspetto importante dell'accordo è che «getta le basi per un'attività funzionale all'assistenza sanitaria e integrata nel Ssn. Dal primo ottobre e per la durata dell'accordo (2017-2020), partiremo con screening oncologici - inizialmente del colon retto. Questo primo step prevede una popolazione di riferimento di circa un milione e 200 mila cittadini ma l'obiettivo è di allargare la piattaforma di servizi ai cittadini. Si tratta di attività che avranno comunque un compenso proprio anche interessante». Novielli sottolinea anche un altro aspetto: «nell'accordo ha trovato spazio il modello organizzativo della Puglia, capace di aver costruito una rete collaborativa entro tutta la filiera. Non è stata prevista un'azienda capofila tra i distributori intermedi ma è stata costruita una mappatura sulla base della scelta operata da ogni singola farmacia. Con una tutela: il distributore garantisce la consegna del prodotto entro 24 ore, anche in caso di indisponibilità nel suo magazzino, mettendosi in collegamento, a sue spese, con gli altri distributori della regione. Per altro, è stato su spinta delle aziende associate a Federfarma Servizi e con l'apporto di tutti i distributori della Regione che si è arrivati a non suddividere in maniera proporzionale tra farmacie e grossisti il ribasso sulla remunerazione richiesto dalla Regione, ma con un peso proporzionalmente maggiore sui distributori. I distributori saranno comunque presenti nella commissione paritetica e inseriti nelle fasi del monitoraggio su dati e volumi previsto dall'accordo».
Liguria
Sul fronte della Liguria, il nuovo accordo per la Dpc è stato firmato a fine giugno tra Regione, Federfarma Liguria e Assofarm e sarà operativo a inizio ottobre. «Molti sono i punti importanti e innovativi» spiega Elisabetta Borachia, presidente di Federfarma Liguria. «Tra questi c'è senz'altro l'aspetto della rilevazione dei dati, in particolare con l'obiettivo di analizzare l'impatto della sperimentazione in termini di riduzione degli sprechi e della spesa, e il monitoraggio. Tutte le farmacie saranno dotate di una piattaforma informatica molto avanzata che permette di tenere traccia di tutti i movimenti dei farmaci. La Regione poi ha dato incarico all'università di Genova di effettuare una valutazione economica del progetto man mano che procederà e di controllare l'andamento dei volumi». Ma sono anche i risvolti futuri che sottolineano l'importanza dello strumento: «Il sistema informativo prevede la possibilità di caricare anche il piano terapeutico da parte del medico e delle strutture pubbliche, Asl e ospedali che siano. In questo modo, in tempo reale sarà possibile tenere traccia e avere sotto controllo la situazione di ogni paziente. Questa è una base anche nella direzione di sviluppare un ruolo della farmacia nell'aderenza alla terapia. Al momento la partenza prevede un primo livello di attività, mentre il controllo del piano terapeutico e dell'aderenza alla terapia sono addendum che potranno essere quantificati successivamente». Ci sono poi ulteriori evoluzioni: «Dopo questa prima fase sperimentale, in cui occorrerà valutare anche il miglioramento per i cittadini nell'accesso ai farmaci e l'impatto di una sanità a KM 0, l'idea è di utilizzare il trampolino di lancio rappresentato da questo accordo per avanzare proposte anche nella direzione di un inserimento operativo delle farmacie nella gestione della cronicità, alla luce di quanto sta avvenendo con i Creg in Lombardia - regione che, rispetto alla politica sanitaria, procede su un binario parallelo. Si tratta di aspetti ancora tutti da costruire e certo guarderemo anche a quanto il rinnovato Centro studi di Federfarma nazionale produrrà, in termini di modelli, nella speranza di poter avere un impianto uniforme e comune a tutto il territorio nazionale. Certo, quale che sia il modello, si dovrà passare per un coinvolgimento e un dialogo di tutti gli attori della sanità del territorio». Nel dettaglio dell'accordo, «i volumi della Dpc passano da 750mila pezzi all'anno a 1,43 milioni, grazie anche all'ingresso dei Nao, e si prevede un elenco del Pht unico per tutta la regione. Questo a fronte di volumi complessivi, tra diretta e dpc, che rimangono inalterati, per un totale di due milioni di pezzi l'anno. L'intenzione della regione va nella direzione di un contenimento di questo canale distributivo e di una valorizzazione della farmacia, tanto che il primo ciclo post-dimissione è stato limitato a una sola confezione o comunque a un massimo di 30 giorni di terapia». Per quanto riguarda il compenso riconosciuto alle farmacie, «ammonta a 3,99 euro a scatola più iva (4,49 per rurali e disagiate) compresa la quota del distributore (1,10 euro), con una riduzione che è stata condivisa al 50% con i distributori. Qualche sacrificio era inevitabile ma otteniamo un risultato importantissimo che è quello di smantellare la diretta e riportare il farmaco in farmacia, ritagliandoci anche un ruolo più solido e integrato». A settembre, poi «ci sarà l'avvio del tavolo per la definizione della distribuzione in farmacia dei presidi, a partire da quelli per il diabete».
Emilia Romagna
«L'accordo di febbraio tra Regione Emilia Romagna, Federfarma e Assofarm per cercare di riequilibrare il rapporto tra distribuzione diretta e Dpc e omogeneizzare la situazione nella regione sta iniziando a dare i suoi frutti» aggiunge Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma regionale, «nella prima metà di giugno la provincia di Piacenza, che afferisce all'area vasta Emilia-Nord, ha rinnovato l'intesa sulla Dpc, recependo l'accordo quadro e allungando la lista di prodotti in Dpc, e questo ha innescato una prima inversione di tendenza. Il percorso tuttavia è lungo anche perché rimangono zone in cui la diretta è ancora troppo alta». Al momento, continua, «le problematiche maggiori restano nell'area vasta Romagna». In generale, «da parte della Regione, c'è tutta l'intenzione di uniformare il più possibile la distribuzione e di riequilibrare i due canali. A breve, ci sarà il primo incontro di monitoraggio con Regione, Asl, e, oltre al sottoscritto, con i referenti delle Federfarma locali delle tre aree vaste in cui è organizzato il territorio. Obiettivo è quello di rilevare le problematiche e verificare lo stato di applicazione dell'accordo quadro regionale, verificando i volumi distribuiti dalle diverse Asl, e certamente verranno raccolte tutte le situazioni anomale».