Risparmiare sulla dpc è possibile. Marche modello virtuoso

13/02/2017


È possibile abbattere i costi della dpc senza toccare i rimborsi al farmacista? La risposta è sì, un capitolo di spesa che potrebbe essere abbattuta c'è e si tratta dell'Iva al 22% che la Asl paga sul servizio svolto dai farmacisti in nome e per conto della struttura pubblica. Esiste anche un modello regionale virtuoso che ha elaborato una strategia alternativa a quella praticata da tutte le altre Regioni e permette così di risparmiare, ed è la Regione Marche. A parlarne con F-online sono il presidente di Federfarma Marche Pasquale D'Avella e il presidente di Federfarma Sardegna Giorgio Congiu il quale ha portato il tema in discussione ancora recentemente durante gli incontri del sindacato titolari.

«Quando la Asl rimborsa il farmacista, paga il 22% di Iva per il servizio svolto in nome e per conto della Asl. Considerando che la cessione di farmaci da parte delle farmacie al cittadino è tassata al 10%, questo significa che la Asl paga il farmaco un 12% in più rispetto a quanto avviene normalmente - spiega Congiu - Si tratta di una sovrattassa non giustificata perché quando il farmacista dispensa in dpc elargisce una prestazione professionale identica a quella fornita quando dispensa i farmaci in fascia A». Il problema non sussisterebbe se la Asl si potessero scaricare l'Iva, ma «non essendo classificate come società vere e proprie non possono - afferma Congiu - oggi l'Iva per le Asl è un costo, è vero che abbattendola lo Stato guadagnerebbe di meno, ma è vero anche che il Ssn otterrebbe grandi risultati perché avrebbe quel 12% in meno di spese che, moltiplicato per tutta Italia, si traduce in diverse decine di milioni di euro».

Un modo per superare questo problema e ridurre le spese c'è ed è quello adottato dalla regione Marche: «le Marche hanno costituito un consorzio (Co.d.in) tra tutti i grossisti che operano nelle Marche a cui la Regione ha fatto praticamente una cessione di contratto di tutti quanti i prodotti distribuiti in dpc. In questo modo le Asl invece di pagare il 22% di Iva è come se pagassero il 10% e inoltre esiste una vera è propria struttura centralizzata che gestisce tutta la distribuzione in dpc in tempo reale. Qualsiasi tipo di interrogazione la Regione voglia fare sulla gestione di un farmaco la risposta è in tempo reale. Inoltre, il Codin viene pagato dalle farmacie solo dopo che la Regione ha pagato le farmacie, se la Regione ritarda il pagamento lo stesso faranno le farmacie». A creare una leggera difficoltà iniziale era stato l'innalzamento fittizio del fatturato delle farmacie dovuto al fatto che, utilizzando questo sistema per la dpc, al farmacista viene fatturato il costo del grossista e il costo del farmaco. Il problema impattava principalmente sulle rurali, il cui fatturato in molti casi usciva dai minimi previsti per godere di determinate agevolazioni come, ad esempio, l'indennità di residenza. «Per superare il problema che penalizzava le rurali abbiamo dovuto prima fare una legge regionale e poi degli accordi specifici a cui facciamo riferimento nell'ambito dell'accordo nazionale e ad oggi è completamente risolto», conclude D'Avella.