Rapporto Crea, Spandonaro: Ssn italiano resiliente. Il federalismo ha funzionato

20/12/2016


Il sistema sanitario nazionale italiano è resiliente e le politiche adottate in questi anni per arginare l'emergenza economico-finanziaria sono servite a raggiungere l'obiettivo, a dimostrarlo sono i dati. Così è secondo il presidente di Crea Sanità, Federico Spandonaro, sulla base dei risultati contenuti nel 12esimo Rapporto Sanità Crea. Una considerazione, quella dell'esperto, che sembrerebbe essere controtendenza rispetto alle convinzioni che negli ultimi anni sono andate via via radicandosi in una vasta parte della popolazione, che vedrebbe il Paese in costante declino, con una politica immobile di fronte alle necessità.

Durante la presentazione dei dati, a Roma, è emerso che rispetto agli altri Paesi l'età media degli italiani è elevata e lo Stato deve dunque fronteggiare un problema, quello di una popolazione già invecchiata, che gli altri Paesi, ad oggi, non hanno ancora. Ciononostante, l'Italia spende un terzo in meno (32.5%) rispetto al resto dell'Europa Occidentale. In rapporto al PIL l'Italia è al 9,4%, contro il 10,4% dell'Europa Occidentale. Negli ultimi 10 anni la spesa sanitaria pubblica italiana è cresciuta dell'1% medio annuo contro il 3,8% degli altri Paesi dell'Europa Occidentale: un quarto, peraltro come il PIL; questo porta la spesa sanitaria pubblica italiana ad essere inferiore del 36% a quella degli altri Paesi considerati. La crescita della spesa privata (2,1% medio annuo) è stata invece leggermente inferiore a quella europea (2,3%), ma pari a oltre il doppio rispetto a quella pubblica. Tuttavia, va sottolineato che se fino ad oggi il sistema ha retto, «ciò non significa che il gap rispetto agli altri Paesi possa continuare ad allargarsi senza pregiudicare i livelli di servizio - afferma Spandonaro - questa osservazione implica la necessità di definire nuove strategie di sviluppo del Ssn». Particolare attenzione è stata dedicata al tema del Federalismo che, secondo l'esperto, non solo avrebbe permesso di superare la crisi economico-finanziaria, ragion per la quale era stato introdotto, ma non avrebbe neanche determinato un incremento delle disparità interregionali.

Addirittura, in alcuni campi ci sono stati dei miglioramenti, ad esempio «le differenze dei tassi di ospedalizzazione si sono ridotte del 50% - spiega - nel giro di 10 anni dalla regione che ospedalizzava di più a quella di meno le differenze si sono dimezzate, anche la degenza media si è ridotta di un terzo», afferma l'esperto. «Resta irrisolta, da sempre, la questione meridionale», conclude. Non sono invece rassicuranti i dati sulle coperture vaccinali li pediatriche diffusi dal Ministero della Salute che confermano, per il 2015, una diminuzione sia delle vaccinazioni obbligatorie sia di quelle raccomandate; tuttavia, in queste ultime il calo è meno marcato rispetto a quanto registrato nei due anni precedenti. Le uniche coperture vaccinali a mostrare un incremento sono quelle contro pneumococco e meningococco C.

A livello nazionale per nessun antigene le coperture a 24 mesi raggiungono la soglia del 95,0%. A livello territoriale, raggiungono e superano il 95,0% di copertura contro Polio, Difterite, Tetano, Pertosse, Epatite B, Hib solo Lazio, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sardegna. Sono invece 14 le Regioni con una copertura inferiore al 95,0% per tutti gli antigeni. Con riferimento alle coperture vaccinali contro l'influenza stagionale negli anziani over65, nella stagione 2015-2016 si registra a livello nazionale un aumento di 1,3 punti percentuali (arrivando a 49,9%) rispetto alla stagione precedente, valore ancora distante dal 55,4% registrato nel 2013-2014. Nessuna Regione raggiunge comunque la soglia di copertura minima perseguibile del 75,0%.