Farmacisti-grossisti, problema Ue. FederfarmaServizi: fenomeno incostituzionale

20/12/2016


Il problema del grey market dei farmaci approderà a breve nell'Aula del Parlamento Europeo, pronto ad essere inoltrato dalla maggioranza alla Commissione europea. Questo è ciò che abbiamo appreso dall'eurodeputato (Pd) Massimo Paolucci, il quale, a fine novembre, in un'interrogazione parlamentare aveva chiesto alla Commissione di intervenire per colmare il vigente vuoto normativo in materia di parallel trade di medicinali, prima causa del fenomeno dell'indisponibilità dei farmaci.

Fino ad oggi l'attenzione della Commissione era stata focalizzata sul garantire il rispetto della libera concorrenza del mercato. Le richieste mirate a solvere il problema delle carenze dei farmaci, susseguitesi negli anni tra un'interrogazioni parlamentare e l'altra, erano state liquidate frettolosamente, ma ora che le cose sono cambiate e ai decisori Ue non rimane che prendere atto del fatto che il problema esiste, e sono necessarie nuove norme per tamponarlo. A differenza che nel passato, infatti, la richiesta non viene dal singolo, ma è stata inserita all'interno di una relazione sull'accesso ai farmaci che verrà presentata in Aula a febbraio. Una volta approvata, sarà l'intero Parlamento europeo in forma ufficiale e solenne a chiedere alla Commissione Europea e agli Stati nazionali di regolamentare il mercato parallelo in modo da garantire un accesso eguale e certo a tutti i farmaci in tutti i Paesi.

È vero che bisognerà votare, ma secondo l'eurodeputato, il risultato sarebbe quasi scontato e questo compromesso avrà una maggioranza che andrà oltre i due terzi del Parlamento. Non è dunque solo nostrana la piaga che affligge i pazienti che hanno bisogno di farmaci e anche i farmacisti che non possono svolgere a dovere il proprio lavoro, a causa di pochi colleghi che scardinano il sistema, senza trovare sul proprio cammino alcun ostacolato legislativo. Il problema infatti, come ha spiegato Paolucci, coinvolge numerosi Paesi, da quelli dell'Est come Bulgaria, Romania, Ungheria, Slovenia e Repubblica Ceca, ad altre realtà più vicine a quella italiana come Francia, Grecia e Portogallo. È parere di Federfarma Servizi che l'attività di distributore del farmaco svolta in maniera impropria sia da ritenersi incostituzionale. Secondo l'articolo 41 della Costituzione, infatti, "l'iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana".

Non garantire la presenza di farmaci sul territorio, dunque, significa scontrarsi con l'utilità sociale che hanno questi prodotti. D'altra parte la produzione farmaceutica quantitativamente viene calcolata sulla base del consumo storico. Se parte di questa produzione viene esportata il danno è evidente. Questi distributori "impropri" rappresentano una nuova categoria che non ha niente a che vedere con chi, come tutte le cooperative aderenti a Federfarma servizi, utilizza dinamiche di approvvigionamento che non solo non sono quelle usate dal resto della distribuzione intermedia -utilizzando la farmacia come ponte- ma che tantomeno sono quelle auspicate dal Ministero della Salute nella distribuzione farmaceutica.


Il Direttore Editoriale
Giancarlo Esperti