Pnrr, Cartabellotta: senza riforme strutturali si rischia di perdere l'ultima opportunità per il Ssn

27/06/2022


Gli investimenti del Pnrr, per poter determinare un vero rilancio del Ssn e dell'assistenza territoriale, vanno sostenuti con profonde riforme strutturali, altrimenti si rischia che tali risorse finanzino solo un «lifting del Ssn». È questo uno degli spunti che emerge dall'analisi della Fondazione Gimbe presentata durante la VII Convention di Federfarma Servizi e FederFARMA.CO. A raccontarla Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, che dedica una riflessione anche alla farmacia.
«Il Ssn, tra il 2010 e il 2019, ha vissuto una fase di definanziamento, che ha visto complessivamente 37 miliardi di euro in meno, e, anche per il futuro, non sembra esserci un trend di miglioramento che faccia intravedere un'intenzione di investire da un punto di vista strutturale», ha spiegato Cartabellotta. «Vero è che nel triennio 2020-2022 c'è stato un forte incremento del fabbisogno sanitario, pari a 10,6 miliardi di euro in più, ma si è trattato di risorse destinate al superamento della pandemia e non certo finalizzate al rafforzamento della sanità. Risorse, per altro, che si sono rivelate insufficienti a mettere le Regioni, anche le più virtuose, in condizione di mantenere i conti in ordine». A dare il polso di quella che sarà la tendenza di medio periodo è «il Def, scritto già in una epoca di guerra: la spesa per il prossimo triennio (2023-2025) risulta in lieve calo e il rapporto spesa sanitaria/Pil, che passa progressivamente dal 6,6% al 6,2%, torna di fatto a trend e livelli pre-pandemia, se non inferiori. Con in più, oggi, la complicazione dell'inflazione e di una crisi di ampio raggio, legata all'energia e alla guerra».

In questo quadro, «si innestano le risorse del Pnrr - soldi a prestito, che le generazioni a venire dovranno restituire. Al riguardo, nell'Osservatorio Gimbe abbiamo inserito un monitoraggio indipendente della attuazione e applicazione della Missione 6 Salute e in questo periodo stiamo concludendo l'analisi dei documenti inviati a Bruxelles. I soldi destinati alla sanità sono concentrati principalmente in questo capitolo, ma ve ne è una parte che deriva dalla Missione 5 Inclusione e Coesione - al cui interno ci sono i 100 milioni di euro destinati alle farmacie rurali - e da ulteriori fonti, legate alla Digitalizzazione e alla Ricerca. Se focalizziamo l'attenzione sulla riforma dell'assistenza territoriale - veicolata dal cosiddetto Dm 71, di recente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e relativa alla prima Componente - risulta evidente che siamo di fronte, di fatto, a un processo di standardizzazione dell'offerta dei servizi territoriali, senza che vi siano vere riforme. Se, poi, scendiamo nel dettaglio della Componente 2, ci rendiamo conto che buona parte delle risorse sono destinate a colmare gap infrastrutturali, generati da razionamenti pregressi, con soluzioni tampone, mentre manca un vero processo di reingegnerizzazione della sanità digitale». In generale, «appare chiaro che, a oggi, dietro agli investimenti del Pnrr, manca uno spirito riformista e che la tendenza è piuttosto quella di mettere pezze a quanto in precedenza non è stato finanziato».

La riflessione allora è questa: «Se l'obiettivo della Missione 6 del Pnrr è ottenere i finanziamenti dall'Europa, credo sia sufficiente rispettare le scadenze e inviare la documentazione corretta. Ma, senza coraggiose riforme di sistema e investimenti vincolati per il personale sanitario, risulta impossibile arrivare a un vero rilancio del Ssn. Il rischio è che le risorse della Missione Salute finanzino solo un costoso lifting del Ssn».

Quanto alla farmacia, «come detto, questa è richiamata esplicitamente nella Missione 5, ma rientra nel rilancio delle cure primarie per quello che è il suo ruolo nell'assistenza territoriale. Analizzando il cosiddetto Dm 71, sono rimasto sorpreso nel vedere che alla farmacia non sia stato dedicato un capitolo specifico dell'offerta di servizi». In merito poi al rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche, relativo alla componente 2, «ulteriore aspetto che interessa le farmacie, si rileva che la frammentaria attuazione del Fse e la scarsa interoperabilità tra Regioni costituiscono un ostacolo anche all'applicazione di soluzioni informatiche in ambito farmaceutico». C'è, infine, la telemedicina: «In questo ambito, resta il problema non affrontato dell'alfabetizzazione digitale di pazienti e operatori sanitari. Va detto, poi, che le prestazioni in teleconsulto non risultano ancora tariffabili nel sistema dei Lea e questo certamente è un freno all'attuazione degli aspetti che più riguardano la farmacia da vicino».