Bonaretti (Mise): speculazione su innovativi? Scaccabarozzi (Farmindustria): casi eccezionali

06/12/2016


«La produzione di un farmaco innovativo deve per forza essere talmente dispendiosa da impiegare anni e anni a rientrare dell'investimento fatto per le ricerche?», a chiederselo è Paolo Bonaretti, Consigliere per le Politiche Industriali del Gabinetto del Ministro dello Sviluppo Economico e Responsabile del Tavolo sulla Farmaceutica, che ha pubblicamente esposto i suoi dubbi in più di un'occasione, tra cui anche l'Assemblea generale di Assogenerici che si è tenuta a Roma. Le aziende farmaceutiche giocano un ruolo importante nel mantenimento del delicato equilibrio del Sistema sanitario nazionale e la necessità di una proficua collaborazione Stato-aziende private è un punto chiave sul quale concordano non soltanto i vertici della sanità italiana, ma anche i rappresentanti dei cittadini.

«Il contributo che le grandi aziende farmaceutiche possono apportare in termini di diritti dei cittadini può essere molto importante, basti pensare alle nuove possibilità di cure per i pazienti», afferma il segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso. Secondo lo stesso Bonaretti è necessario: «cercare di costituire una struttura in grado di attrarre investimenti in ricerca clinica, la gran parte di questi andrà a finanziare il Ssn». Tuttavia, se da una parte l'industria è preziosa, dall'altra secondo Bonaretti è necessario valutare a livello internazionale quando i prezzi dei farmaci proposti sono accettabili e necessari per ripagare la ricerca e quando raggiungano certi livelli solo per questioni speculative: «Se un investitore compra una molecola e poi fissa il prezzo della molecola non sulla base di un ritorno dei costi di ricerca e sviluppo, perché di fatto la molecola è stata comprata, ma con il solo scopo di accrescere il valore borsistico del relativo stock di azioni, con l'intenzione di rivendere la molecola a breve, il prezzo schizza alle stelle, indipendentemente da ciò che quella molecola potrà generare sul mercato. In questo modo vengono generati due mercati diversi, uno quello reale e l'altro quello borsistico.

È evidente che se un sistema sanitario o un sistema assicurativo deve pagare un mercato che vale 11 volte il pil mondiale, non sarà mai sostenibile in nessuna parte del mondo nemmeno per le assicurazioni sanitarie». Per evitare che ci siano delle irregolarità, «credo che il sistema debba essere sorvegliato - afferma il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi interrogato da F-online sul tema - Non ci devono essere speculazioni e bisogna vigilare come del resto si vigila anche sul prezzo dei farmaci. Ogni tanto capita che qualcuno che esca dal ragionevole ma credo si tratti solo di eccezioni in un sistema che normalmente viene normato».

Una possibile soluzione al problema, secondo Bonaretti, potrebbe essere «cominciare a ragionare sull'uso della proprietà intellettuale a livello europeo: è necessario perché anche chi vive della produzione di brevetti, come tutte le grandi multinazionali che si occupano di farmaci innovativi, deve avere bene chiaro che gli stessi brevetti e la proprietà intellettuale a volte vengono messi in discussione proprio perché viene esageratamente prezzata a livello internazionale». Alla proposta di Bonaretti, Scaccabarozzi risponde con una provocazione: «allora estendiamo la protezione brevettuale, sicuramente così i farmaci costeranno meno, siccome questi soldi servono per rientrare dei costi della ricerca portiamo la protezione brevettuale un po' più in là», conclude.