Guerra in Ucraina: servizi sanitari, ossigeno e farmaci sempre più a rischio. La catena di aiuti

07/03/2022


Interruzione dell'assistenza a causa dei danni alle strutture sanitarie o dell'impossibilità di raggiungerle, impianti di ossigeno chiusi, con forniture "pericolosamente basse", catene di approvvigionamento di farmaci e forniture mediche interrotte. È l'ultimo allarme lanciato dall'Oms nel bollettino sulla situazione in Ucraina. Intanto, dalla filiera continua la catena di aiuti.
In alcune aree, è la denuncia dell'Oms, «si rischia l'interruzione dei servizi sanitari. Ci sono segnalazioni - alcune già verificate - di strutture sanitarie danneggiate o distrutte». Ma anche laddove non siano state colpite, «raggiungerle è difficile, a causa degli attacchi, dei danni alle strade e ai mezzi di trasporto, della mancanza di carburante e delle difficoltà di spostamento nelle zone dove c'è la presenza di militari». Il bilancio è di «oltre 200 strutture sanitarie che si sono trovate lungo le linee di conflitto o in aree di controllo modificate nel corso della prima settimana di conflitto con la Russia».

Ma l'allarme riguarda anche le forniture mediche: «Almeno tre importanti impianti di ossigeno sono stati chiusi e le forniture sono pericolosamente basse; questo ostacola il trattamento di una serie di condizioni, incluso il Covid-19». Inoltre, «sono state interrotte le catene di approvvigionamento di farmaci, forniture mediche e altri beni: vengono già segnalati problemi legati alla scarsità di medicinali salvavita ed essenziali, come ossigeno e insulina, dispositivi di protezione individuale, forniture chirurgiche, anestetici ed emoderivati». Ci sono poi «molti insediamenti isolati, che non hanno farmacie o centri medici» e «ci si prepara a una grave carenza di personale sanitario, sia per questioni di sicurezza sia per gli spostamenti, all'interno del Paese o nei Paesi vicini».

Intanto, dalla categoria continuano le iniziative a sostegno delle popolazioni dell'Ucraina. «Tra le numerose azioni che abbiamo intrapreso per tentare di dare una risposta alle tante necessità delle popolazioni colpite dalla guerra», ha spiegato Andrea Mandelli, presidente della Fofi, in una nota ufficiale, «insieme all'Associazione nazionale farmacisti volontari abbiamo prontamente accolto la richiesta del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, avviando una raccolta farmaci in favore delle popolazioni colpite, con specifico ed esclusivo riferimento alla lista fornita dalla Commissione Europea riguardo ai farmaci più utili e urgenti. È nata così l'idea dell'istituzione di un conto corrente dedicato, che, grazie all'impegno dell'Associazione, si tradurrà immediatamente nell'invio diretto, attraverso gli snodi logistici di Avezzano e Palmanova, di presidi indispensabili». Domenica, «una prima tranche di farmaci ha raggiunto il polo di Palmanova, in Friuli, da dove partirà per i territori di confine. In contemporanea, il Dipartimento Nazionale ha attivato la richiesta di farmacisti volontari per il servizio di coordinamento dello stoccaggio, catalogazione e imballaggio dei medicinali presso il centro di smistamento di Avezzano, in Abruzzo. Già nella giornata di venerdì scorso i Farmacisti Volontari erano presenti ad Avezzano, e con molta probabilità il servizio sarà attivato per l'intera settimana in corso».