Carenze e indisponibilità, Di Giorgio (Aifa): al lavoro per diffusione dati e istruzioni ai pazienti

24/05/2021


In merito al fenomeno di carenze e indisponibilità, di là dal lungo elenco di situazioni elencate nel registro Aifa, in Italia si conta, ogni anno, un limitato numero di eventi di maggiore intensità per farmaci specifici, una serie di situazioni in un certo senso endemiche, oltre a problematiche commerciali di impatto limitato, che si presentano per periodi più limitati e per le quali, in molti casi, esistono strumenti di intervento. Un importante contributo alla gestione del fenomeno è arrivato dal Tavolo tecnico sulle indisponibilità (Tti), istituito dall'Aifa quasi sei anni fa e che, anche nel periodo di emergenza legato al Covid-19, ha fatto emergere il suo valore. A fare il punto dell'esperienza a F-Online è Domenico Di Giorgio, direttore dell'Ufficio qualità dei prodotti di Aifa e coordinatore del Tavolo, che ha anche spiegato i prossimi possibili passaggi nelle attività del gruppo.


Partiamo da un bilancio dell'esperienza: quali sono i principali risultati raggiunti e quali le tematiche attualmente oggetto del confronto?

Al momento stiamo cercando di tirare le fila di alcune delle questioni discusse negli ultimi anni e di fare un punto su una serie di orientamenti interpretativi condivisi, ma, parallelamente, stiamo anche portando avanti un importante lavoro di costruzione di nuove progettualità. Devo dire che uno dei valori aggiunti del Tavolo tecnico è stato quello di aver intercettato e portato alla luce una serie di buone pratiche, nella gestione del fenomeno, che erano già presenti sul territorio, in alcune Regioni o Amministrazioni, ma di cui, al di fuori di un ristretto circuito di esperti, non c'era consapevolezza. Gran parte del lavoro, infatti, è stato quello di creare una modalità di condivisione di esperienze, operatività, criticità, tra i diversi territori e attori, e di costituire un patrimonio comune di conoscenze. In questo senso, il Tti rappresenta una sorta di ecosistema in grado di innescare dinamiche positive, sia in termini di ottimizzazione dei processi, sia di accesso alle informazioni. A emergere, da questa esperienza, è, di fatto, un modello di collaborazione rodato, un network operativo in cui tutti gli attori hanno voce e possono portare un contributo alla risoluzione delle problematiche.

Un modello utile anche nella gestione della crisi pandemica?

Certamente. La rete del Tti è stata utilizzata in maniera cospicua anche durante l'emergenza sanitaria e, anzi, è stata allargata alla collaborazione con le Regioni. Soprattutto nelle prime fasi della crisi, la sinergia costruita ci ha permesso di gestire le difficoltà di approvvigionamento che hanno riguardato determinati prodotti, quali, per esempio, quelli in uso nelle terapie intensive, e di garantire una risposta in tempi relativamente brevi all'enorme incremento di fabbisogno di farmaci. Ma oltre ad azioni di breve periodo, legate alle contingenze, ci siamo fin da subito mossi anche sugli scenari futuri, portando avanti, in contemporanea, iniziative di medio-lungo termine.
In generale, all'interno della rete del Tavolo tecnico c'è un sentire comune, una consapevolezza che l'emergenza vada affrontata insieme; e su questo speriamo di poter costruire anche in futuro sinergie ancora più radicate.


Quali sono gli ultimi progetti avviati?

Tra le iniziative più recenti va segnalato, senz'altro, il Gruppo di lavoro sulle immunoglobuline, coordinato dal Centro nazionale sangue e a cui partecipano anche il ministero della Salute, i rappresentanti delle Regioni, Farmindustria, le sigle della filiera e le associazioni dei pazienti. Obiettivo del Gruppo è quello di affrontare in modo coordinato e sistemico il tema dell'approvvigionamento dei farmaci plasmaderivati, portando avanti un approccio preventivo, che intercetti sul nascere le potenziali situazioni di carenza. Si tratta, infatti, di un ambito su cui l'attenzione è alta e i timori sono legati soprattutto ai possibili impatti sulla raccolta di plasma causati dalla pandemia.


L'approccio preventivo è diventato un po' la cifra di molte iniziative durante la pandemia...

Sotto questa spinta, stiamo cercando anche di affermare una diversa modalità di gestione delle scorte: già dalle prime fasi dell'emergenza sanitaria e per tutto l'anno scorso abbiamo sollecitato Regioni e Amministrazioni ad attrezzarsi in modo da avere una fornitura più ampia sui prodotti su cui ci può essere un rischio di picchi improvvisi, ma anche a cercare di realizzare il concetto di scorta diffusa. Si tratta, cioè, di rendere più accessibile l'informazione su quanto è disponibile all'interno della rete nazionale, in modo da consentire la possibilità di dislocare i prodotti necessari nei territori in maggiore difficoltà. Un modus operandi, presente da qualche tempo in Veneto come Buona Pratica, che stiamo cercando di estendere. In generale, possiamo dire che proprio la crisi sanitaria ci ha fatto comprendere quanto sia importante riuscire ad avere una visione più ampia e stratificata dei processi, dei fenomeni, delle emergenze in atto e favorire una gestione che non sia più solo locale, ma che allarghi il proprio raggio di azione. Da questo punto di vista, il Tti è stata una notevole risorsa, perché ha permesso uno scambio di informazioni informale e una collaborazione operativa che si sono rivelati punti di forza nelle fasi di crisi.


Quale è la situazione attuale del fenomeno delle carenze in Italia?

Al momento, non rileviamo casistiche particolari, anche se alcuni problemi recenti ci hanno convinto della necessità di investire più risorse nella promozione degli strumenti di contrasto efficace già attivi, che spesso risultano poco familiari ad alcune categorie di pazienti: stiamo cercando di lavorare con Regioni, associazioni dei pazienti e società scientifiche per definire strategie di informazione più "ridondanti", che aumentino l'efficacia della diffusione di dati e istruzioni utili. In questo periodo, la rete è sollecitata soprattutto dal tema dei vaccini Covid-19, mentre fino a qualche mese fa abbiamo dovuto gestire le difficoltà relative a quello antinfluenzale.