Farmaci a domicilio, Mirone: vigileremo su corretta applicazione novità normative

08/02/2021


La ricetta elettronica bianca è l'ultimo passaggio di un processo di digitalizzazione avviato in prima battuta sulla ricetta Ssn. La pandemia ha di fatto impresso una accelerazione, introducendo - nell'ambito di una situazione di crisi che richiede di ridurre il più possibile spostamenti e assembramenti e in un periodo che sia limitato all'emergenza sanitaria - modalità più agevoli di consegna del promemoria dal paziente alla singola farmacia di fiducia, invitando anche la farmacia a effettuare, laddove possibile consegne a domicilio. Modalità e attività, tuttavia, che devono avvenire all'interno dei contorni stabiliti dall'insieme delle norme che regolano il settore e su cui «intendiamo vigilare, attraverso tutte le sedi opportune, perché non si inneschino pericolose derive, che possano mettere a rischio il servizio pubblico e la garanzia di sicurezza che solo la filiera può dare».

A dirlo è Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, che spiega: «Le innovazioni, se ben gestite e coordinate, portano certamente miglioramenti e siamo tutti consapevoli dell'importanza per il nostro settore di essere sempre al passo con le nuove tecnologie. Ma, al contempo, è necessario avere chiaro che ogni modifica, soprattutto in un ambito così delicato come quello della salute, deve trovare applicazione in coerenza con una normativa articolata, quale è la nostra, che è posta, in primo luogo, a tutela dei pazienti e dei cittadini». Il riferimento è, in particolare, al Decreto del Mef di fine dicembre, che, oltre ad avere esteso alla ricetta bianca l'impianto normativo relativo alla ricetta Ssn elettronica, ha richiamato anche, in relazione al periodo dello Stato di emergenza da Covid-19, la Ordinanza della Protezione Civile del 19 marzo, che aveva introdotto canali alternativi di trasmissione del Promemoria, invitando anche la farmacia a effettuare, laddove possibile, consegne a domicilio (si veda l'approfondimento su F-Online). «Si tratta di previsioni, infatti, che vanno declinate nel rispetto dei contorni fissati dalla normativa di settore e su cui, fin dalla loro partenza, intendiamo prestare la massima attenzione». Il rischio, d'altra parte, «è che si inneschino derive che possano disintermediare il ruolo del farmacista e bypassare la filiera. Questo sarebbe non solo contrario al razionale delle norme del settore, ma anche pericoloso per la salute dei cittadini. Rileviamo, già oggi, una tendenza a tracciare una linea diretta tra la comunicazione del codice univoco della ricetta e la consegna a domicilio del farmaco, scavalcando, di fatto, il fondamentale ruolo della farmacia di comunità e, di conseguenza, della distribuzione intermedia. Il flusso voluto dal legislatore a salvaguardia della salute pubblica, va ricordato, è quello che ruota attorno alla relazione paziente-farmacista e farmacista-farmaco, quella cioè che vede il farmacista e la farmacia al centro del processo di erogazione. E questo è tanto più vero anche nel caso di acquisti online, che nel nostro Paese sono permessi solo per i farmaci da banco. Solo tale relazione, infatti, garantisce il controllo sul corretto uso del medicinale e, dall'altro, la sicurezza e la tutela del bene farmaco che derivano da una filiera certificata». Se è vero che «ci troviamo di fronte a innovazioni che riguardano la sola fase emergenziale, è però fondamentale che vengano sin da subito applicate in maniera corretta e coordinata con le norme di settore già presente. Per questo intendiamo attivarci per intercettare sul nascere e segnalare ad Aifa, Ministero e Antitrust eventuali derive e fenomeni che dovessero mettere a rischio la centralità della farmacia di comunità, la integrità della filiera, il servizio pubblico garantito dalla distribuzione intermedia e la sicurezza dei cittadini».