Napoli, i risultati dell'indagine su dpc e diretta. Ne parla la distribuzione

25/10/2016


Più farmaci innovativi nella farmacia territoriale: questo è ciò che vorrebbero quasi tre italiani su quattro, secondo i quali, la farmacia dovrebbe diventare un centro di riferimento per l'offerta e integrazione di quei servizi che potrebbero essere demandati a strutture esterne al polo ospedaliero, a partire dall'assistenza infermieristica fino alle prenotazioni Cup. Inoltre, il cittadino vuole più assistenza integrata sul territorio, dunque maggior interazione e collaborazione tra medici specialisti, di base, farmacisti, e gli altri operatori sanitari. Così è secondo un'indagine condotta nel mese di settembre da Datanalysis e presentata in occasione della terza Convention annuale Federfarma Servizi e FederfarmaCo. Dall'indagine, è emerso che, tra gli intervistati, il 66.8% dei cittadini e il 73.2% dei pazienti affetti da cronicità pensano che la distribuzione dei farmaci ospedalieri dovrebbe essere garantita dalle farmacie.

«C'è un'esigenza forte del cittadino di fronte alla quale la filiera deve farsi trovare pronta - spiega a F-online il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone - crediamo che la nostra filiera distributiva sia perfettamente in grado di organizzarsi per svolgere questo compito ed è pronta a cogliere la sfida, bisogna fare in modo che anche i professionisti del farmaco che lavorano sul territorio siano formati sui farmaci innovativi». Tuttavia, ancora una persona su 4 preferisce recarsi in ospedale perché si sente più sicuro a poter usufruire di consigli specialistici.

«Al farmacista, così come al medico di base, attualmente mancano le competenze tecniche sui farmaci innovativi proprio perché non dispensandoli, non vengono neanche formati in tal senso. Il risultato è che, ogni qual volta un paziente in trattamento con innovativi ha un malessere, si reca in ospedale con conseguente perdita di soldi e tempo per il paziente stesso ma anche per lo Stato - spiega a F-online il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone - la Federazione degli Ordini ma anche le Università possono aiutarci in questo compito di aggiornamento e formazione del farmacista. Vogliamo che la certificazoine venga da un ente esterno ma autorevole: l'Università può essere punto di riferimento in questa direzione». L'indagine telefonica ha coinvolto duemila persone di età compresa tra i 18 e i 77 anni e 500 pazienti che convivono con malattie croniche, di età compresa tra i 28 e i 77 anni. I dati mostrano che, tra i servizi nuovi e necessari che la farmacia di quartiere dovrebbe proporre, dovendo fare una scelta, per i pazienti cronici al primo posto c'è l'assistenza integrata tra ospedale, medico di famiglia e farmacia di quartiere (25.4%), al secondo posto, quasi a pari merito, la possibilità di effettuare visite specialistiche ed esami diagnostici in farmacia (24.2%) e al terzo posto la possibilità di ritirare i farmaci nella farmacia di quartiere (22.8%). Invece, tra i cittadini non affetti da cronicità, i servizi più ambiti da trovare in farmacia sarebbero quelli destinati agli anziani, ai disabili e ai pazienti affetti da malattie croniche (26.2%), oltre che la possibilità di prenotare visite specialistiche ed esami diagnostici (25.1%). «Il cittadino ha bisogno di una risposta territoriale integrata - afferma Mirone - ci vuole maggiore collaborazione con gli specialisti, anche ospedalieri, il cittadino vuole una serie di risposte e preferibilmente le vuole nel luogo più pratico e abituale di frequentazione per questo genere di richiesta che è la farmacia. La farmacia deve organizzarsi in tal senso, lo può fare in maniera uniforme se crea degli standard di riferimento omogenei su tutto il territorio nazionale e questo è il discorso che stiamo portando avanti noi con le reti della salute: reti di farmacisti che riescono a fornire gli stessi standard su tutto il territorio, siamo perfettamente in linea con quello che richiede il territorio».

Tra i nuovi sistemi di comunicazione da implementare per mantenere attivo e vivo lo scambio di informazioni tra farmacia e pazienti, i cittadini mettono al primo posto i social network come Twitter e Facebook, seguiti da Whatsapp, mentre solo una minoranza di persone preferisce utilizzare le email o gli sms. «Sui social network siamo particolarmente sensibili - commenta Mirone - è fondamentale che sui social viaggi una corretta informazione, c'è ancora parecchio da fare ma è un settore che non si può lasciare sguarnito perché si presta troppo facilmente anche alla disinformazione fino ad arrivare ad essere un mezzo per il commercio di farmaci contraffatti, quindi bisogna intervenire anche su questo fronte ma con progetti certificati, non con improvvisazione, bisognerebbe muoversi insieme ad altri soggetti istituzionali come l'Aifa, favorendo lo sviluppo di campagne di sensibilizzazione in materia».

L'idea di realizzare l'indagine «nasce dalla necessità di capire qual è la percezione della farmacia territoriale da parte del cittadino, capire se il cittadino riconosce la centralità dei presidi sul territorio e preferisce poter accedere ad alcuni servizi e farmaci attraverso queste strutture - spiega il vicepresidente di Federfarma Servizi Roberto Pennacchio - la risposta positiva è una spinta ulteriore a consentire la tanto auspicata dai politici territorializzazione dei servizi che permetterebbe di alleggerire le strutture ospedaliere da tutti questi commitment. L'intenzione non era quella di fare un focus sull'aspetto economico, sul quale stanno già lavorando le Associazioni di rappresentanza (Federfarma, Adf, Sifo ecc..) che condividono un grosso progetto nazionale per determinare se è più conveniente in termini di rapporti costo-beneficio la distribuzione diretta, convenzionata o per conto. A mio avviso la farmacia dei servizi è ancora una pagina da scrivere del tutto. Siamo consapevoli del fatto che in questo processo di evoluzione della farmacia la stessa non può rimanere isolata, soprattutto tenendo conto della rivoluzione che si appresta ad affrontare il settore nel post Ddl concorrenza. L'indipendenza, che fino a tempo fa era un elemento di forza, sta diventando una debolezza, almeno che la farmacia non punti a entrare a fare parte di una rete, gestita dalle cooperative».