Gellona (Confindustria Dm): a marzo -14% del fatturato. La ricetta anti crisi

13/07/2020


Incentivi fiscali, riconoscimento dell'innovazione, nuove politiche di acquisto, cancellazione del payback e pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, che ammontano a 1,9 miliardi di euro. Queste le condizioni necessarie per riportare gli investimenti nel nostro Paese e sostenere le aziende del settore sanitario. A tracciare la rotta, Fernanda Gellona, direttore generale Confindustria Dispositivi Medici, a cui F-Online ha chiesto gli impatti dell'emergenza da Covid-19 sul settore e una riflessione sugli effetti del prezzo calmierato per le mascherine chirurgiche derivanti dall'Ordinanza del commissario straordinario Domenico Arcuri.


Quali impatti ha avuto sul settore il prezzo calmierato?

Come associazione di categoria non tocchiamo solitamente la questione dei prezzi, ma ci sarebbe piaciuto essere coinvolti dalle istituzioni nelle trattative riguardanti le forniture, in modo da poter fornire le informazioni utili per definire un prezzo il più possibile in linea con gli effettivi costi del mercato. Da un lato, è giusto tutelare l'acquirente da possibili speculazioni, dall'altro occorre, però, stabilire un prezzo equo, che tenga conto di alcuni fattori, come il costo della materia prima, della distribuzione e dell'organizzazione. Fattori che sono alla base delle scelte imprenditoriali e di cui bisogna tenere conto per ricreare un tessuto industriale nel settore dei dispositivi medici nel nostro Paese.


In caso di una eventuale seconda ondata, quali misure potrebbero sostenere il settore, perché non si ripresentino le stesse criticità vissute in questo periodo?

L'emergenza ci ha messo di fronte alle fragilità del nostro servizio sanitario, causate da anni di tagli e spending review, e alle criticità del sistema di acquisti delle forniture ospedaliere, concentrato a centralizzare gli acquisti e a orientarli sul prezzo più basso. Il problema della progressiva delocalizzazione delle imprese è correlato al tema dei finanziamenti pubblici in sanità. Un problema di carattere industriale, ma anche politico. Per invertire la rotta e riportare gli investimenti nel nostro Paese sono necessarie alcune condizioni, come incentivi fiscali, riconoscimento dell'innovazione, nuove politiche di acquisto, cancellazione del payback e pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, che ammontano a 1,9 miliardi di euro, acuendo i problemi di liquidità. Se ciò si realizzerà, ci sarà un beneficio per tutti e saremo sicuramente più solidi nell'affrontare nuove eventuali emergenze.


Quale l'impatto della pandemia sulle imprese del settore?

Siamo stati letteralmente travolti dal Covid-19 e lo è stato anche il nostro comparto. Le nostre 3.957 imprese sono state costrette ad apportare grandi cambiamenti nei processi organizzativi e produttivi. Ed escludendo le poche aziende presenti nelle aree terapeutiche connesse al trattamento del Covid-19, la gran parte delle imprese ha risentito del blocco delle altre attività sanitarie. In particolare, secondo i dati che il nostro Centro studi ha raccolto nell'indagine sull'impatto dell'emergenza sul fatturato delle imprese, è emerso che tra gennaio e marzo del 2020, la riduzione media del fatturato è stata del 5,5%, colpendo soprattutto le piccole imprese. Tra marzo 2020 e marzo 2019 la diminuzione media del fatturato è stata di circa il 14%, mentre più del 79% delle imprese prevede che il fatturato a fine anno registrerà un sensibile ribasso rispetto a quanto preventivato.