Fse al palo in molte Regioni. Da digitalizzazione possibili risparmi per Sanità

13/01/2020


Il Fascicolo sanitario elettronico è stato istituito nel 2015 e oggi 12 Regioni possono condividere in totale o in parte i loro dati. Ma se, per il settennio 2014-2020, l'Ue garantisce all'Italia 2,3 miliardi di euro per l'attuazione di Agenda Digitale, a ottobre 2019 poco meno di un miliardo di euro era ancora da assegnare per mancanza di progetti da finanziare. Aspetti, questi, su cui occorrerebbe riflettere anche alla luce dei benefici che produrrebbe la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione che, secondo i calcoli del Politecnico di Milano, sono di 25 miliardi di euro. A metterlo in luce la rubrica DataRoom del Corriere della Sera di ieri, in un approfondimento dedicato alla Rivoluzione digitale, a firma di Milena Gabanelli e Rita Querzè. Sono 13 milioni i fascicoli attivati e 263 i referti digitalizzati ma «il problema è che molti ospedali non hanno gli applicativi per interrogare il fascicolo e quindi per i pazienti è come se non esistesse. E pensare che uno dei Paesi più avanzati nella digitalizzazione degli ospedali è la Turchia: 171 ospedali a livello elevato di digitalizzazione contro i 6 dell'Italia (fonte: Healthcare information and Management Systems)».
D'altra parte, l'Italia, a livello complessivo, per digitalizzazione, si colloca al ventiquattresimo posto - sui 28 Paesi della Unione Europea considerati - appena prima di Bulgaria, Romania, Grecia e Polonia, come aveva sottolineato in una intervista a F-Online Luca Gastaldi, direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, alla luce del Rapporto 2019 relativo all'indice di Digitalizzazione dell'economia e della società, DESI, pubblicato dalla Commissione Europea. Per altro, l'ambito della Sanità, aveva spiegato, «è una delle poche aree su cui abbiamo registrato qualche risultato lusinghiero a confronto con gli Paesi», tra cui per esempio «la percentuale di cittadini che hanno utilizzato servizi sanitari online - circa il 24% degli italiani, contro una media europea del 18%». Ma di fondo «il nostro Paese alloca poche risorse, soprattutto a confronto con gli altri».
«Oggi», infatti, si legge ancora su DataRoom «nei bilanci della PA il digitale vale meno dell'1%, cioè spendiamo meno della metà di Francia e Germania. Secondo Confindustria Digitale per portarci ai livelli dei nostri partner europei dovremmo investire 10 miliardi di euro in un piano condiviso da tutti i partiti, vincolante, e con tempi definiti».
Per altro, tra gli interventi da fare, ci sarebbe anche quello di «usare tutti i fondi Ue. Per il settennio 2014-2020 l'Ue ci garantisce 2,3 miliardi di euro per l'attuazione di Agenda Digitale, a ottobre 2019 poco meno di un miliardo di euro era ancora da assegnare per mancanza di progetti da finanziare (fonte: Open Coesione)».
Un punto, questo, su cui occorrerebbe riflettere visto che, come aveva sottolineato Gastaldi, «gli investimenti in digitalizzazione sono in grado di rendere più produttivo il Sistema sanitario» e di conseguenza di abbassare la spesa sanitaria pro capite.