Screening e presa in carico, l'esperto: il risparmio va quantificato anche in minori spese Inps

18/04/2019


Valutare la spesa assistenziale uscendo da una logica di silos. Una frase che è diventata abituale, almeno da quando si sta cercando di sottolineare il legame tra prevenzione (sul territorio) e riduzione dei costi sanitari (ospedalieri). Ma se questo principio fosse applicato in maniera ancora più estesa, andando a considerare tutti i singoli impatti sul sistema Paese che le patologie determinano? Lo ha fatto Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Politica e Economia Sanitaria presso Facoltà di Economia - Università di Roma "Tor Vergata", in uno studio articolato, in via di presentazione al Ministero della Salute, che, tra i tanti aspetti analizzati, ha anche cercato di valutare il valore economico dell'attività di screening. Il tema è stato a centro di un intervento nel corso del convegno "La prevenzione e la presa in carico del paziente: il futuro della Sanità sostenibile" organizzato da Federfarma Servizi sabato 12 a Cosmofarma e «fa parte di un progetto che abbiamo appena concluso con il Ministero e che a breve verrà presentato in un Convegno». Tante sono «le patologie e gli aspetti considerati - non da ultimo l'impatto dell'innovazione tecnologica e organizzativa - in questo studio durato un anno e proprio l'analisi della letteratura, in Italia e all'estero, dal 2009 al 2018, ci ha permesso di vedere quali vantaggi si determino dai modelli di screening e dalle campagne di prevenzione».
Con un punto di vista innovativo: quello di considerare tutti i costi generati dalle patologie, non solo quelli strettamente sanitari, uscendo così da una logica di Silos (micro o macro che siano), per valutare la spesa - e di rimando l'impatto di iniziative preventive - in maniera integrata.

In che modo? Andando ad analizzare anche i costi a carico dell'Inps, per prestazioni assistenziali: anche solo limitando l'analisi alle patologie oncologiche a più alta incidenza «queste determinano un aggravio importante per il sistema sanitario nazionale ma anche per i costi sociali e previdenziali», in particolare per «perdita di produttività e maggiore richiesta di pensioni di inabilità o di invalidità e di assegni ordinari di invalidità - per i quali l'invalidità è tra il 67 e il 99%».
Se gli screening fanno bene alla salute, fanno bene anche a questa voce di spesa: «A emergere, tra i risultati finali, è che screening, diagnosi precoce, accesso precoce alle cure, presa in carico del paziente, e soprattutto integrazione ospedale e territorio (che implica anche il coinvolgimento delle farmacie) possono avere effetti positivi sulla spesa previdenziale, che è un problema enorme per il nostro Paese. L'Inps spende per prestazioni assistenziali e previdenziali legate alla salute 30 miliardi di euro l'anno, di cui la maggior parte - circa 20-22 miliardi - viene dalla fiscalità generale».

I risultati
Nel dettaglio, gli «studi di valutazione economica hanno evidenziato che le procedure di screening portano a un aumento di diagnosi e questo in una fase iniziale si traduce in un aumento dei costi, in relazione al precoce accesso al percorso di cura ed eventualmente alle prestazioni previdenziali. Ma, dall'altra parte, laddove la patologia viene diagnosticata in anticipo si determina per questi pazienti un rallentamento della progressione della malattia, un recupero almeno parziale della sua efficienza fisica e in molti casi un aumento nell'aspettativa e della qualità della vita».
Ecco allora che le risorse investite «ritornano in termini di riduzione dei costi. L'aumento di spesa viene compensato da una più efficiente allocazione delle risorse».
E, per quanto riguarda per esempio le spese previdenziali, «va detto che un miglioramento delle condizioni del paziente lo porta a uscire dal percorso assistenziale in caso di guarigione», ma, in ogni caso, anche il dato che vede «un aumento degli assegni a fronte di una diminuzione delle pensioni di invalidità ha una lettura positiva».
Alla luce di questo, è la conclusione, «è fondamentale incrementare ulteriormente questa integrazione ospedale territorio nella quale si deve ricomprendere la farmacia».