Da Lombardia modello di integrazione: farmacie nodi della rete di presa in carico delle cronicità
23/05/2017
Dalla Lombardia arriva un modello di gestione e presa in carico della cronicità che vede l'integrazione delle farmacie di comunità come nodo della rete clinico-assistenziale. Il modello si sta definendo e ha visto come step più recente la delibera sul "Riordino della Rete di Offerta e modalità di presa in carico dei pazienti cronici e/o fragili" approvata dalla Giunta lombarda a inizio mese e recentemente pubblicata sul Burl. Ora, fa il punto Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia e nazionale, «siamo al lavoro per costruire nel concreto le modalità di integrazione delle farmacie e faremo proposte che riguarderanno l'intera rete regionale». Il dispositivo fa parte di un percorso iniziato già da diverso tempo e che a gennaio, con il provvedimento sul governo della domanda, ha visto un primo punto di arrivo, con la declinazione di ruoli e competenze degli attori che assicurano la presa in carico delle cronicità. In particolare, bacino di riferimento sono i 3,5 milioni di pazienti affetti da cronicità «pari a circa il 30% della popolazione ma che, in termini di utilizzo dei servizi e risorse del sistema sanitario, rappresentano una quota del 70%» spiega Racca. Il modello, che come ha sottolineato la stessa Regione è un passo evolutivo successivo rispetto ai Creg già avviati, riguarda 62 patologie croniche e stratifica la domanda di salute in cinque livelli di complessità (dove l'ultimo rappresenta i pazienti potenziali) prevedendo un percorso di cura strutturato per ciascuno. Per quanto riguarda la remunerazione, il meccanismo è quello del sistema dei Drg ospedalieri per cui a essere retribuita non è la singola prestazione ma la presa in carico e il percorso di cura nel complesso. Nel modello organizzativo viene individuata la figura del gestore, che, come ha spiegato l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'ultima delibera «sarà il titolare della presa in carico dei pazienti cronici e/o fragili e garantirà il coordinamento e l'integrazione tra i differenti livelli di cura ed i vari attori. Possono essere gestori, le strutture sanitare e sociosanitarie accreditate e a contratto con il Sistema sanitario lombardo, le cooperative di medici di Medicina generale, il Mmg singolo come co-gestore di una struttura accreditata e a contratto. Il gestore, che nell'intento di valorizzare la prossimità territoriale non potrà superare la quota massima di 200.000 pazienti presi in carico contemporaneamente, sottoscrive il patto di cura con il paziente e redige il Pai (Piano assistenziale individuale); prende in carico proattivamente il paziente, anche attraverso la prenotazione delle prestazioni; eroga le prestazioni previste dal Pai, direttamente o tramite partner di rete accreditati; monitora l'aderenza del paziente al percorso programmato».
Ma un passaggio importante è che a far parte della rete ci sono anche le farmacie: «Per quanto riguarda l'erogazione dei farmaci, nulla viene innovato» si legge nella deliberazione. Ma «le farmacie in raccordo con il gestore rappresentano un nodo della rete di presa in carico con particolare riferimento alla promozione dell'aderenza terapeutica ed altre attività per le quali rappresenta un valore aggiunto la prossimità territoriale con i pazienti. Il coinvolgimento avviene con modalità trasparenti e regolate dall'ATS di riferimento. Con riferimento a specifici programmi avviati con le ATS, in relazione alle attività di prevenzione, rientrano nel percorso gli interventi di screening oncologici (colon retto, mammella, cervice uterina), le vaccinazioni indicate per patologia/età, l'attivazione di interventi educazionali, individuali o di gruppo, per la gestione di specifiche patologie (es. diabete)».
Un percorso di cui «siamo soddisfatti» commenta Annarosa Racca: «I nostri presidi entrano attivamente a far parte delle reti clinico-assistenziali che assicurano la presa in carico del paziente cronico, erogando servizi d'intesa con i gestori, e questo è un importante riconoscimento della farmacia, come nodo assistenziale, nonché della farmacia dei servizi. Oltre quindi all'erogazione del farmaco, sul quale è scritto che nulla cambierà, le farmacie, insieme ai gestori, sotto la regolamentazione dell'Ats, saranno coinvolte attraverso per esempio percorsi di aderenza alla terapia, di monitoraggio, di appropriatezza, e anche eventualmente nella cura domiciliare del paziente. Ora, il lavoro che insieme dovremo fare è declinare il ruolo della farmacia, le attività e le competenze che potrà mettere in campo. Si tratta cioè di proporre una modalità uniforme che riguardi tutta la rete delle farmacie interessate, presentando una proposta concreta».
Nel mondo medico, in particolare tra alcuni sindacati della medicina generale, Snami e Smi, è in corso il dibattito su tale modalità di organizzazione della cronicità perché c'è il timore che venga meno l'assistenza primaria sul territorio, ma al di là delle definizioni di attori, ruoli e competenze che il modello nel concreto potrà avere, nelle delibere è sancito nero su bianco la necessità dell'integrazione della farmacia nella gestione della cronicità in coordinamento con la Ats (Ex Asl): «Il risultato è, al di là di tutto, importante ed è stato ottenuto grazie a una serie di step ed evoluzioni, raggiunti a livello nazionale, quali per esempio l'inserimento del ruolo della farmacia nel Piano della cronicità e nei Lea. Ma, certamente, a livello regionale, un imprescindibile passaggio è stato il richiamo della farmacia dei servizi nella legge di riordino dell'assistenza sanitaria della Lombardia, che ne ha ripreso tutti i punti, dal Cup alla telemedicina, dalle campagne di prevenzione all'aderenza, alla pharmaceutical care, e così via».