Da diretta solo costi. Le sfide per i Ssr sono nel monitoraggio e nell'aderenza alla terapia

18/04/2017


Cronicità, aderenza alla terapia, monitoraggio dell'uso dei farmaci, integrazione con il sistema delle cure primarie: sono le sfide che si aprono davanti a noi. Sfide importanti in cui si gioca in primo luogo il futuro del nostro sistema assistenziale. Di fronte a questi bisogni - del sistema e dei pazienti - a queste evoluzioni ormai in atto, resto colpita nel sentire ancora una volta prese di posizione a favore della distribuzione diretta e contro la convenzionata.
Al tavolo del Mise, in corso all'Aifa, che riunisce rappresentanti della filiera e istituzioni con l'obiettivo di omogeneizzare modelli distributivi che variano anche da una Asl all'altra, abbiamo ribadito a chiare lettere la nostra posizione, condivisa per altro da tutta la filiera: la distribuzione diretta è un sistema che non ha senso, inutile, dannoso per il Ssn e il Ssr.
È un dato di fatto che percepiamo quotidianamente e francamente siamo stufi di toccare con mano tutti gli sprechi che derivano da questo modello, quando per esempio gli assistiti portano nelle nostre farmacie ingenti quantitativi di farmaci, ritirati dai presidi pubblici secondo piani di sei mesi o di un anno, e rimasti inutilizzati perché è stata cambiata una terapia.

Le Regioni vogliono risparmiare? Bene: la strada, lo ribadiamo, non è la distribuzione diretta, ma lasciare che la rete capillare delle farmacie di comunità e il sistema delle cure primarie facciano il loro lavoro, in modo che i pazienti siano seguiti dal medico di fiducia e dal farmacista di fiducia. E avviare, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, progetti di aderenza alla terapia e monitoraggio.

Ma, se si vuole parlare di risparmi, di lotta agli sprechi, alle Regioni rivolgo, innanzitutto, una domanda: quando si inizierà a quantificare i reali costi della distribuzione diretta relativi ad acquisto, stoccaggio, distribuzione dei farmaci, a mettere a bilancio i costi per il personale, per le strutture, i furti e gli scaduti? E a prendere in considerazione il mancato introito derivante dalla non applicazione dei ticket, che è sempre previsto in regime convenzionale e mai richiesto sui farmaci erogati in distribuzione diretta e in diversi casi anche in Dpc?

Anche il calcolo dei presunti risparmi sul presupposto dell'applicazione generalizzata dello sconto minimo del 50% sul prezzo di acquisto a favore delle strutture pubbliche è superato dalla realtà dei fatti. La maggior parte dei farmaci sono registrati con le procedure europee (centralizzata o mutuo riconoscimento) e per questi non esiste l'obbligo dello sconto minimo: lo Stato paga gli stessi farmaci a costi diversi a seconda del canale di dispensazione.

E in tutto questo c'è il paziente, magari anziano e in multiterapia, con la fatica, il disagio, il tempo per reperire le medicine.

Per questo diciamo: basta svuotare di significato l'attività delle farmacie, un servizio che funziona e che è al fianco dei cittadini. Perché è questo che si fa quando la distribuzione dei farmaci innovativi e più costosi viene affidata ad altri punti di distribuzione (per altro assai meno capillari). E in questo processo le più penalizzate sono le farmacie più deboli, come le piccole rurali.

La diretta va cancellata e questi farmaci devono essere riportati al regime convenzionato, che per altro è l'unica voce che non sfora, mentre gli acquisti diretti sono oltre il tetto.

Nemmeno è accettabile la proposta di trasferire alla Dpc farmaci oggi inseriti in fascia A, in quanto tale ipotesi contrasta con un modello basato su un Pht flessibile, utilizzato come contenitore temporaneo di farmaci di nuova registrazione, da trasferire, dopo la fase sperimentale, all'assistenza convenzionata.

Ecco allora la base della nostra piattaforma, quella che abbiamo portato al tavolo: procedere al trasferimento dal Pht alla fascia A di tutti i medicinali di uso consolidato e a brevetto scaduto, come previsto dalla legge di stabilità 2014, e di tutti i medicinali di prezzo inferiore ai 50 euro, come previsto per esempio in Lombardia; procedere al trasferimento dalla distribuzione diretta alla distribuzione per conto di tutti i medicinali che non richiedono particolari cautele in fase di somministrazione, riducendo così i disagi per i cittadini e consentendo di disporre, anche per tali farmaci, di tutti i dati di consumo rilevati dalle farmacie; uniformare, conseguentemente, a livello nazionale gli elenchi dei medicinali sottoposti a distribuzione diretta e Dpc in modo da garantire un trattamento omogeneo dei cittadini sul territorio e di mettere in grado Mmg e farmacie di svolgere un'attività di monitoraggio e assistenza dei pazienti cronici a 360 gradi su tutto il territorio nazionale.

C'è un ultimo aspetto che emerge dal tavolo e vorrei sottolineare: la filiera ha dimostrato di essere unita, di lavorare insieme verso un obiettivo comune, che poi è il bene del paziente. Credo fortemente nella sinergia tra farmacie e cooperative di farmacisti perché l'esperienza ha dimostrato che è proprio dal lavorare insieme, dal fare squadra, che si riesce a raggiungere più rapidamente e più efficacemente risultati importanti. E credo che questo valore, questo lavoro di squadra, ci dovrà guidare nelle sfide per il futuro, che riguardano, lo ribadisco, la territorializzazione delle cure e la cronicità. Lavorare insieme per una farmacia sempre più integrata nel sistema sanità.

Annarosa Racca
Presidente Federfarma